Helenio Herrera

"Herrera era avanti anni luce rispetto alla media degli allenatori. È toccato a lui rivoluzionare gli allenamenti; a noi sembrava matto, ma da ragazzo, quando mi allenavo con le giovanili e guardavo che cosa facevano quelli della prima squadra, restavamo incantati. Lui allenava prima le testa e poi le gambe"
Sandro Mazzola


Helenio Herrera Gavilán (Buenos Aires, 10 aprile 1910 – Venezia, 9 novembre 1997)
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Profili: Gianni Brera - So Foot - Storie di calcio - The Equaliser
Film: Herrera: il mito a cent'anni dalla nascita
Campo di calcio "Helenio Herrera" - Lido di Venezia


Sfogatevi pure a giudicarlo come gli umori vi dettano dentro.
Buffone e genio, cialtrone e asceta, manigoldo e buon padre, sultano e fedele, Pirgopolinice e Bertoldo, becero e competente, megalomane e salutista. Herrera è tutto questo e altro ancora, come succede forse a ciascuno di noi. L'ho incontrato mago e l'ho riscoperto bambino, seguendolo con voi traverso mari e contrade di ogni continente. Io francamente non so come sia riuscito a mostrarvelo, per quante facce, da quanti lati. Importante, per me, che il personaggio non sia mai fasullo, neppure quando si sforza di esserlo. E H.H. è sempre vero, se non proprio accettabile.
Un professore di liceo si è sdegnato di sentir citare H.H. con Giovanni XXIII e Kennedy, come ha domandato a un allievo quali fossero secondo lui i tre uomini più rappresentativi del nostro tempo. Poteva fare a meno di indignarsi, prendendone atto: un grandissimo Papa, un presidente americano dotato di intelligenza e coraggio, poi quel centauro pedagogo di calciatori. Si capisce, è uno sproposito: il mondo è pieno di gente il cui dito mignolo vale più d'un centauro pedagogo di calciatori: però non è detto che varrebbe più di H.H. se appartenesse pure ai centauri pedagoghi.
Il discorso è piuttosto semplice e fila: come H.H. è il più bravo di tutti, ottiene i risultati migliori di tutti. Lo tacciano di magia e lui risponde: "lavoro sodo"; lo ritengono tonto in panchina e lui dalla panchina non cambia mai nulla di proposito: un calciatore sbaglia già troppo a far quello che deve fare, figuriamoci a fargli fare altro. Il suo metodo è logica e applicazione, criterio analitico e fiducia in se stesso. Nessuno al mondo crede in H.H. quanto lui. E' certo, innegabile, arcisicuro che H.H. voglia un bene dell'anima a H.H., e che lo stimi più di chiunque su questa terra.
Vi sembrerà indegno ed abnorme: é soltanto normale ed umano: con la differenza che gli altri si nascondono e lui si mostra qual è.
Ecco il punto : com'è in definitiva H.H.?
Se volete, si può continuare.

da Gianni Brera, Herrera, Milano, Longanesi, 1966 (seconda edizione: Limina, Arezzo, 1997)