Il taccuino di Gusztáv

Le annotazioni sui singoli giocatori della nazionale inglese
Con qualche enfasi, il portavoce della Puskás Ferenc Labdarúgó Akadémia di Felcsút, Gyorgy Szollosi, ha annunciato nel giorno del 60° anniversario del Match of the century [vedi] l'acquisizione, da un collezionista privato, del taccuino con gli appunti tattici di preparazione della partita contro gli inglesi stesi dal commissario tecnico dell'Aranycsapat, Gusztáv Sebes: "If soccer was fine art, this would be like finding an unknown painting by Leonardo Da Vinci" [vedi].

L'enfasi è forse un filo esagerata, ma il documento è davvero di straordinario rilievo. In realtà la notizia è vecchia: l'Accademia Puskás l'aveva già annunciata un anno fa, indicando il taccuino - la cui esistenza era peraltro nota (ne parla anche Jonathan Wilson in Inverting the pyramid, del 2008, a p. 92) - come una "lélegzetelállító relik" (una "reliquia mozzafiato") [vedi]. Che di reliquia si tratti non c'è dubbio alcuno. Per più motivi. Il giornalismo senza memoria ha esaltato come una innovazione clamorosa il "libro mastro" che José Mourinho scrive da anni annotandovi riflessioni e appunti sulle partite viste, su quelle da preparare e su quelle giocate. In realtà già di Helenio Herrera si era celebrata, al tempo, come base del suo sciamanesimo, la stesura di quaderni di appunti fittissimi, ora parzialmente editi [vedi]. Adesso si "scopre" che anche Gusztáv Sebes annotava appunti e riflessioni. Più semplicemente, i grandi allenatori del passato hanno usato tutti, chi più chi meno, la scrittura come esercizio di riflessione e come strumento di memoria.

25 novembre 1953, Empire Stadium, Wembley
La panchina della nazionale ungherese: Gusztáv Sebes è l'unico col cappello
Viene da chiedersi se lo abbia fatto anche sir Walter Winterbottom, l'allenatore dei Leoni inglesi nell'epoca del tramonto della loro aura di maestri. Comprensibilmente Jonathan Wilson prova a distribuire anche sui giocatori che Winterbottom ebbe a disposizione, sui loro limiti tecnici e sull'età avanzata di molti (a cominciare da Stanley Matthews), la responsabilità del declino che si manifestò clamorosamente tra il 1950 (eliminazione dal Mondiale, al primo turno, per piede degli USA) e il 1953-1954 (abissali sconfitte dai Mighty Magyars) [vedi]. La testimonianza di Gianni Brera mostra però come l'allenatore degli inglesi preparò il test match contro la nazionale ungherese - che arrivava a Londra fresca di alloro olimpico e forte di una striscia lunghissima di imbattibilità - sottovalutando (e forse nemmeno conoscendo) le caratteristiche tattiche e tecniche degli avversari.

Come ricordò Mario Fossati nel commemorare su "La Repubblica" la morte di Nandor Hidegkuti nel 2002, la vigilia della partita Brera aveva incontrato Winterbottom, insieme con il corrispondente della "Gazzetta dello Sport", Carlo Ricono: "Brera chiese, dunque, a Winterbottom come intendesse fronteggiare il modulo ungherese, detto ad M. L'intervista di Gianni ha fatto storia. Brera: «Signor Winterbottom, manderà lo stopper centrale dietro al finto centravanti Hidegkuti? Marcherà, i due reali centravanti Puskas e Kocsis coi due mediani centrocampisti?». Winterbottom: «Il nostro stopper seguirà Hidegkuti fin quando lo riterrà opportuno». Domani, disse Brera a Ricono, gli inglesi ne buscheranno sei. Brera titolò, in merito, sul giornale. L'indomani, calcio d'avvio a Wembley: «Hidegkuti fa rotolare la palla a Puskas: il "colonnello" gliela ridà e scatta in linea con Kocsis. Le ali ungheresi si tengono in linea di conserva. Lo stopper inglese viene avanti per incontrare Hidegkuti: ma questi è troppo arretrato: allora fa "backpedalling": avanza intanto Hidegkuti lasciando capire che da un istante all'altro rifinirà per qualcuno. Lo stopper inglese aspetta con tutti i compagni del reparto arretrato. Hidegkuti arriva a sei-sette metri dal limite e spara un destro né molle né ciclopico: la palla vola ingannevole fino all'angolino alto alla destra del portiere e spiove in rete. Sono trascorsi 25 secondi: ho dunque impiegato più tempo io a raccontare questa squisitezza!»" [vedi].

La copertina del taccuino di Sebes
Che gli inglesi, a cominciare dai giocatori e dal loro tecnico, avessero affrontato il match con l'abituale superiority complex è confermato da qualche ulteriore dettaglio. Incrociato durante il riscaldamento prima della partita nei corridoi dell'Empire Stadium Ferenc Puskás, pare che un giocatore inglese riferì agli altri, al ritorno nello spogliatoio, che tra gli avversari giocava anche un "fat little chap", un "tappo cicciottello" (certo dall'addome protruso, ma che proprio grazie al suo baricentro basso segnò il terzo gol dei magiari con un capolavoro memorabile [vedi]). Il capitano Billy Wright entrò in campo sfoderando un ghigno destinato a trasformarsi, a fine partita, "in una smorfia di dolore e di abbattimento che faceva compassione" (come scrisse l'inviato de "L'Unità" [vedi]). Lo stesso Wright fece notare ai compagni di squadra le scarpe dal collo basso calzate dagli avversari, ritenendole inadeguate, rispetto alle proprie, al pitch pesante di Wembley. Anni dopo ammise che "we completely underestimated the advances that Hungary had made, and not only tactically. When we walked out at Wembley that afternoon, side by side with the visiting team, I looked down and noticed that the Hungarians had on these strange, lightweight boots, cut away like slippers under the ankle bone. I turned to big Stan Mortensen and said, 'We should be alright here, Stan, they haven't got the proper kit' " [vedi].

Non si sa se Winterbottom si recò a vedere giocare l'Ungheria nelle amichevoli disputate a Vienna l'11 ottobre 1953 contro l'Austria (e vinta per 3:2), e a Budapest il 15 novembre 1953 contro la Svezia (un faticoso pareggio per 2:2). Sicuramente Gusztáv Sebes fu a Londra per vedere dal vivo il 21 ottobre 1953 la nazionale inglese giocare contro il Resto d'Europa un altro match di lusso, organizzato per celebrare il 90° anniversario della fondazione della Football Association: gli inglesi subirono il gioco di qualità di una formazione eterogenea, messa insieme all'ultima ora (nella quale figuravano Ernst Ocwirk, Giampiero Boniperti, Ladislav Kubala e Gunnar Nordahl), e rincorsero sempre il risultato, pareggiando infine (4:4) grazie a un rigore molto generosamente concesso dal compiacente referee gallese Mervyn Griffiths per non rovinare la festa e l'imbattibilità dei padroni di casa.

Il taccuino fu annotato da Sebes proprio nel periodo a cavallo di quella partita. I primi appunti risalgono a un paio di settimane prima. Sulla copertina del quadernuccio - simile a quelli scolastici, anche se a pagine bianche - probabilmente l'autore stesso ne appuntò, sotto il proprio nome, il contenuto sotto il titolo "Il piano tattico per la partita di Londra". Il taccuino è stato trascritto e parzialmente edito sul n° di novembre 2013 di "FourFourTwo" (edizione ungherese), ma non ancora tradotto in altre lingue (se mai lo sarà). Da quanto è filtrato nelle notizie di agenzia [vedi], possiamo però farcene un'idea precisa. Gli appunti di Sebes appaiono fondati quanto affilati. A giochi fatti, li fece poi propri anche la critica internazionale nei giorni successivi alla partita del 25 novembre 1953.

Le annotazioni per i giocatori della nazionale magiara
Sebes osservò come "gli inglesi giochino contro le squadre europee quasi allo stesso modo in cui lo facevano vent'anni fa": tendendo ad attaccare con i lanci lunghi e a difendere senza precisione. Più fine l'annotazione che, all'inizio delle partite, "l'Inghilterra non mostra paura e detta un gran ritmo, giocando con uno stile di passaggi corti", col risultato però che "con il ritmo alto e con la rete di passaggi, gli inglesi cominciano a stancarsi dopo circa mezz'ora". Sui singoli, le note sono impietose: "Alf Ramsey è lento, si stanca presto, ma colpisce bene la palla ed è bravo nei calci di punizione". Stanley Matthews? "Tecnicamente è il miglior inglese, ma niente di speciale. Gli piace dribblare verso l'esterno". Jackie Sewell, invece "è tarchiato e scarso" ...

All'epoca gli allenatori non disponevano di videoregistrazioni. Sebes preparò la partita facendo impersonare a giocatori del campionato ungherese i membri della squadra inglese, in modo che i nazionali magiari potessero immaginarseli dal vivo e non solo a parole. Due settimane prima della partita ordinò dei palloni inglesi, che erano più pesanti di quelli che si usavano abitualmente in Ungheria, in modo che i giocatori si abituassero a giocare con essi; utilizzò anche un campo di gioco d'allenamento delle stesse dimensioni di quello di Wembley. In breve, Gusztáv Sebes precorse la cura dei dettagli e i metodi di preparazione che ora sono il pane quotidiano anche degli allenatori delle serie inferiori. Allora, però, l'allenatore di Budapest era all'avanguardia non solo dal punto di vista delle idee di gioco. Nelle quali - come è noto - predicò un modello di "calcio socialista", dove ogni giocatore avesse lo stesso peso nella squadra e fosse capace di giocare in ogni posizione. "Giocavamo a calcio come Jimmy Hogan ci aveva insegnato" riconobbe sempre Sebes [vedi]. Chi voglia rivedere i filmati delle partite dell'Aranycsapat [vedi] potrà constatare la modernità del gioco di quella squadra. Antesignana del "calcio totale" sviluppato poi, generazione dopo generazione, da Rinus Michels, Arrigo Sacchi, Louis van Gaal e Josep Guardiola.

Azor