Arrigo Sacchi

"Ci sono stati tecnici migliori di Sacchi, a partire da Capello e Lippi, ma nessuno è stato filosoficamente importante come Sacchi. Gli altri hanno vinto anche di più, Sacchi ha cambiato il calcio, ha ribaltato il gioco e la sua mentalità"
(Mario Sconcerti)


Arrigo Sacchi (Fusignano, 1º aprile 1946)
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Mario Sconcerti
Sacchi aveva il nerbo e la rapidità degli innovatori. Non ha inventato mai niente. C’era già tutto prima di lui, la zona, le ripartenze, l’aggressione agli spazi. Si chiamavano in altro modo ma esistevano già. Sacchi inventò altre cose. Il ritmo del calcio, un nuovo metodo di lavoro. L’allenamento forsennato, la teoria del sacrificio ad ogni costo. Che andava adattata, normalizzata, ma già era sconvolgente. Sacchi portò il nostro calcio nella modernità, ne fece, quasi involontariamente, qualcosa pronto per diventare un fenomeno industriale. Infatti il suo vero avversario non fu un altro tecnico, ma Diego Armando Maradona, il calcio patriarcale che rappresentava, il talento che se ne frega del metodo e invita tutti a seguirlo per allegria. Chi abbia vinto è difficile dire e anche poco importante. Importante è rappresentare qualcosa, saperla fare. Tocca agli altri scegliere. Sacchi faceva muovere le sue squadre come fossero le migrazioni di un popolo. Le vedevi ripartire ogni volta e allargarsi rapide come uno sciame d’api. Gli avversari stretti contro le fasce laterali, stremati, stupiti, battuti. Alla fine degli anni Ottanta, con tanto calcio olandese negli occhi e tanto calcio italiano da dimenticare, il suo Milan fu uno spettacolo straordinario.

Gianni Brera
Arrigo Sacchi è un' anima ispirata e spesso attraversata. La sua crociata ha avuto come obiettivo il superamento del calcio all'italiana, dunque dell'indole e delle possibilità atletiche degli stessi connazionali suoi. Anche lui riecheggia il dottor Pedata Bernardini, affermando fieramente che una squadra degna di questo nome deve imporre il proprio gioco, cioè prendere subito l'iniziativa e rischiare in proporzione. Secondo queste fervide menti, aspettare al varco gli avversari e sorprenderli in spazi più comodi non è imporre il proprio gioco. Per quali sottili argomentazioni arrivino a queste sciocchezze io non ho ancora capito. So che è bello ed esaltante vedere uno squadrone prendere subito in mano le redini del gioco e imporre la propria forza agli avversari: ma la sola valida forza degli italiani risiede nell' astuzia di mostrarsi modesti e nell' invitare gli avversari a sbilanciarsi nella convinzione di essere superiori.